Nell'Antico Egitto la birra era una componente fondamentale della dieta - assieme a pane, frutta e verdura - ed era anche un elemento spesso presente nei testi delle formule offertorie funerarie.
La parola per "birra" era Hnqt [pron. henket] (Hnq significava infatti "scorrere" o "flusso") e il geroglifico / determinativo che la rappresentava era, ovvero una piccola giara destinata a contenerla.
La birra era un alimento completo, che veniva utilizzato sia per dissetarsi che per mangiare grazie all'amido in essa contenuto e alla sua densità.
La parola per "birra" era Hnqt [pron. henket] (Hnq significava infatti "scorrere" o "flusso") e il geroglifico / determinativo che la rappresentava era, ovvero una piccola giara destinata a contenerla.
La birra era un alimento completo, che veniva utilizzato sia per dissetarsi che per mangiare grazie all'amido in essa contenuto e alla sua densità.
Non abbiamo a disposizione vere e proprie ricette della birra tuttavia, grazie all'archeologia, alla conservazione di statuette-modellini in calcare dipinto, raffigurazioni pittoriche nelle tombe, ecc. e al lavoro di molti studiosi si è riusciti a ricostruirne le varie fasi della produzione.
Per questo motivo, prendendo spunto da un libro presente nella mia biblioteca, dell'autore P. Mengoli - "La cucina nell'Antico Egitto", ho deciso di provare a mettere in pratica la preparazione della birra similmente a quanto facevano nell'antico Egitto, e ad illustrarne qui i vari passaggi.
Chiaramente l'aspetto e il sapore di questa bevanda sono piuttosto differenti rispetto alla birra dei nostri tempi (avrà un colore scuro e un sapore acidulo, nonché un tenore alcolico variabile); ho inoltre utilizzato una strumentazione di tipo prettamente "casalingo", non di certo professionale, anche per evitare forzature moderne rispetto alla "ricetta" antica, pertanto resta per così dire in capo a chi vorrà cimentarsi in questa esperienza ogni responsabilità in tema di "disastri culinari" :)
Ricordo da ultimo che la birrificazione non è un processo semplice ed esente da rischi pertanto in caso di dubbi di qualsiasi genere consultate ed affidatevi ad un esperto.
L'operazione preliminare da fare con questo cereale è quella del maltaggio e per farlo si può utilizzare orzo biologico (foto n. 1) da far maltare oppure acquistare orzo già maltato (foto n. 2 e 3): nella prima opzione, consiglio di non adottare orzo perlato o già lavorato in quanto l'operazione di maltaggio potrebbe non avvenire nel modo corretto, mentre invece nella seconda opzione ovviamente si salterà un passaggio, ma il cereale sarà già predisposto per la preparazione della birra (io per esempio ho acquistato orzo della tipologia "Pale Ale").
Ho comunque eseguito l'operazione di maltaggio sull'orzo della foto n. 1 (perlato) - al solo fine illustrativo - in questo modo:
Nel giro di qualche giorno i semi dovrebbero gonfiarsi ed emettere delle "radichette" di una lunghezza pari a quella del seme stesso; dopodiché, occorrerà mettere l'orzo in un setaccio per farlo asciugare al sole.
Foto n. 2
Orzo già maltato in sacchetto
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Foto n. 3
Orzo già maltato sfuso
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Ho comunque eseguito l'operazione di maltaggio sull'orzo della foto n. 1 (perlato) - al solo fine illustrativo - in questo modo:
Foto n. 4
Immergere l'orzo in
abbondante acqua
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Foto n. 5
Agitare l'orzo
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Foto n. 6
Lasciare che parte dell''orzo
venga a galla
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Foto n. 7
Rimuovere l'orzo rimasto a galla
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Foto n. 8
Mettere l'orzo bagnato
in uno scolapasta per
eliminare l'acqua
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Foto n. 9
Stendere l'orzo su un panno
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Foto n. 10
Sparpagliare l'orzo
per distanziarne i
chicchi
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Foto n. 11
Coprire l'orzo con un altro panno
e lasciarlo in tale ambiente
per qualche giorno
mantenendolo sempre umido
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Nel giro di qualche giorno i semi dovrebbero gonfiarsi ed emettere delle "radichette" di una lunghezza pari a quella del seme stesso; dopodiché, occorrerà mettere l'orzo in un setaccio per farlo asciugare al sole.
Nel caso in cui si voglia utilizzare l'orzo già maltato, si passa direttamente alla fase successiva che è quella della macinazione; questa procedura nell'antico Egitto veniva eseguita a mano con un sasso sfregato su una grande lastra di pietra posizionata in senso orizzontale o leggermente inclinata (la macina rotante comparve solo più tardi, in età Greco-Romana).
Oggi è possibile impiegare un semplice macinatore tipo robot da cucina: il grado di polverizzazione sarà grossolano, perciò è necessario setacciare l'orzo macinato per ricavare una farina che abbia la minima quantità di pula possibile.
Unire la farina ottenuta con acqua per preparare un impasto morbido, elastico ma compatto, da lasciar riposare (coperto) una notte:
Foto n. 14 Preparazione dell'impasto |
Foto n. 15
Il pane da birra crudo
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Stendere l'impasto per formare una "focaccia d'orzo" del diametro di 20 cm e altezza 2 cm, il cosiddetto "pane da birra" e cuocere in forno a 180°C per 30 minuti circa:
Foto n. 16 Il pane da birra cotto |
Una volta cotta, la focaccia azzima avrà una crosta sottile ma una consistenza grumosa e una mollica molto morbida e caramellosa. La cottura nell'antico Egitto veniva infatti eseguita in modo parziale, proprio per garantire una migliore fermentazione successiva.
Il pane da birra va spezzettato e inserito nel contenitore destinato alla fermentazione (nell'antico Egitto si utilizzavano grossi tini) assieme ad acqua minerale naturale (n.b.: non del rubinetto poiché il cloro ivi presente potrebbe danneggiare o modificare il prodotto finale).
Il rapporto dovrebbe essere 2 litri d'acqua ogni mezzo chilo di malto.
Foto n. 17 Il pane da birra sbriciolato |
Foto n. 18
Mettere il composto nei contenitori
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Nell'antico Egitto la birra veniva spesso insaporita con il miele, per addolcirla, o con spezie e aromi.
Il pane da birra stesso poteva essere imbevuto di un liquore prodotto dai datteri prima della fermentazione.
Coprire il/i contenitore/i contenente/i la soluzione (di colore giallo-bruno) onde evitare l'ingresso di insetti e polvere e lasciare riposare per qualche ora.
Foto n. 19 La soluzione prima della fermentazione |
Foto n. 20 Dettaglio della schiuma |
Si formerà un consistente strato di fondo ma noteremo anche la produzione di bollicine poiché, a temperatura di 18-25°C, la fermentazione è spontanea.
Un aiuto per la fermentazione può essere dato dall'aggiunta di lievito di birra.
I contenitori (in questo caso abbiamo utilizzato due bottiglie di vetro adeguatamente sterilizzate) sono stati riposti in frigorifero per una notte intera dopodiché è stato eseguito il filtraggio del liquido con un telo di lino.
Foto n. 21 La fermentazione |
Foto n. 22 Il filtraggio |
Foto n. 23 La birra egizia è pronta! |
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