domenica 13 febbraio 2022

Cantare l'amore nell'antico Egitto

Fig. 1
Papiro Harris 500, recto, Plate 11

Fig. 2
Papiro Harris 500, recto, Plate 12


Papiro Harris 500

Canto d'amore Stanza n° 4

(Raccolta II - r° 4 Pl. 11, riga 11 - r° 5 Pl. 12, righe 1-3)


(Voce femminile)

Esco [a cercare] il tuo amore

perché il mio cuore resti in me

Un dolce zuccherino

è per me sale,

il vino dolce, nella mia bocca,

come fiele d’uccelli.

L’odore del tuo respiro,

solo, fa rivivere il mio cuore.

Ho scoperto che Amon

ti ha dato a me

per sempre, eternamente.


Traduzione tratta da: M. Betrò, V. Simini, Sono venuta correndo a cercarti. Canzoni e musica nell'antico Egitto, Edizioni ETS, Pisa 2009.


Il Papiro Harris 500 (conservato al British Museum - BM 10060 - e di provenienza tebana) ha tramandato, fra diversi testi letterari, tre raccolte di canti d’amore, trascritte in ieratico nel XII sec. a.C. (Nuovo Regno).

Le liriche d'amore sono un genere letterario tipico del Nuovo Regno (circoscritto all'età ramesside) e dotato di una vera e propria configurazione metrica.

Si tratta di poesie destinate ad essere cantate o recitate con accompagnamento musicale: pur non essendo giunte a noi attestazioni riguardanti la grafia musicale, lo stesso Papiro Harris 500 chiama questi testi “heset” (Hs.t) termine che significa “canto”.

La canzone qui proposta (stanza n° 4) fa parte della seconda raccolta del papiro, intitolata “Inizio dei canti per distrarre il cuore”.

Il titolo della raccolta è trascritto in colore rosso (Fig. 1, riga 1), per differenziarla dal corpo del testo (in nero).

Le singole strofe/stanze della poesia sono identificate da un segno di chiusura, anch’esso in rosso (Fig. 2, righe 3, 6, 8 e 12).

Nelle raccolte i canti sono recitati alternativamente da una voce maschile ed una femminile, come in una sorta di duetto musicale: nella stanza n° 4 sopra proposta è un personaggio femminile che parla, descrivendo il forte sentimento amoroso che prova nei confronti dell’amato.

Il diretto riferimento ai sensi del gusto e dell’olfatto, rivela come l’innamoramento venisse percepito in stretta connessione con il corpo, lasciando trapelare il desiderio e l’aspettativa amorosa che crescevano nel cuore di colei che recitava la poesia.

I canti d’amore, trascritti in un registro di linguaggio elevato e recanti diversi riferimenti ad abitazioni di prestigio, carri e cavalli, non sono espressione di una tradizione popolare ma descrivono una società aristocratica e colta, riflettendo inoltre dal punto di vista filologico un'accurata ricerca stilistica.


Bibliografia:

- M. Betrò, V. Simini, Sono venuta correndo a cercarti. Canzoni e musica nell'antico Egitto, Edizioni ETS, Pisa 2009;

- S. Donadoni, La letteratura egizia, Lindau, Torino 2020;

- Immagini: https://www.britishmuseum.org/collection/object/Y_EA10060 


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