domenica 15 novembre 2020

La collezione egiziana del Museo Archeologico di Bologna

La collezione egiziana del Museo Archeologico di Bologna venne istituita ufficialmente nel 1881, in occasione dell'inaugurazione del Museo Civico stesso, a Palazzo Galvani.

La raccolta è il frutto di una storia iniziata tempo prima: i 4.000 oggetti ad essa appartenenti, sono infatti il risultato dell’unione di differenti collezioni, formatesi a partire dal 1600 grazie al lavoro e all’interesse che numerosi personaggi storici bolognesi ebbero nei confronti dell'antico Egitto, fra i quali Ulisse Aldrovandi (1522-1605), Ferdinando Cospi (1606-1686), Luigi Ferdinando Marsili (1658-1730), Prospero Lambertini - alias Papa Benedetto XIV (1675-1758) - e Pelagio Pelagi (1775-1860).

Fino al 1994, la collezione egiziana era collocata al primo piano di Palazzo Galvani, in tre sale decorate a tema, con motivi floreali egittizzanti; se la memoria non mi inganna, la mia prima visita al Museo risale a quegli anni, e ricordo l’atmosfera che si respirava nel percorso attraverso le sale dal soffitto altissimo, le vetrine in legno e gli alti basamenti che sorreggevano sculture in basalto. Il tutto aveva un fascino molto ottocentesco, richiamando alla mente il periodo post-napoleonico e la fioritura del mercato antiquario; il rigido ordinamento per tipologia di oggetti andava tuttavia sicuramente a discapito della contestualizzazione storica dei singoli reperti.

Tra gli obiettivi della nuova collocazione della collezione egiziana - oggi al piano interrato del palazzo - c’è stata anche la volontà di creare un percorso museale di tipo differente, che vuole introdurre il visitatore non solo alla osservazione degli oggetti, ma ad un vero e proprio cammino nella storia e nella cultura dell’antico Egitto, rendendo la raccolta stessa strumento intrinseco di questo itinerario.


Fig. 1
Il corridoio di ingresso della Sezione Egizia

L’ingresso alla Sezione Egizia avviene attraversando un corridoio di accesso (Fig. 1), dove, lungo le pareti, sono esposti gli splendidi rilievi provenienti dalla Tomba di Horemheb a Saqqara e facenti parte del nucleo della collezione Palagi.

Ad, Horemheb, prima militare e poi ultimo sovrano della XVIII Dinastia (1332-1323 a.C.), appartengono tre tombe, una a Tell el-Amarna, quella di Saqqara, e una terza a Tebe, nella Valle dei Re, dove venne effettivamente sepolto.

I rilievi della seconda tomba di Saqqara, dopo essere stati oggetto di vendita a diversi musei d’Europa, vennero acquisiti prima da Giuseppe Nizzoli e poi da Pelagio Palagi, che a sua volta li donò a Bologna.

Altri rilievi appartenenti alla stessa tomba si trovano a Berlino e a Leiden.

Assieme ad essi, sono presenti anche un anello in corniola rossa, sempre di Horemheb, e una stele del suo sacerdote, Ptahpatener, dedicata ad Osiride, Ra-Harakhte e Horemheb, e collocata in modo da poterne vedere il fronte (Fig. 2) e il retro (Fig. 3, dove è rappresentata la dea del sicomoro).

Fig. 2
Stele di Ptahpatener
XIX Dinastia (1292-1186 a.C.)
Calcare (fronte)
Fig. 3
Stele di Ptahpatener

XIX Dinastia (1292-1186 a.C.)
Calcare (retro)


Si prosegue poi con altri rilievi provenienti sempre dalla necropoli di Saqqara e datati al Nuovo Regno.
Ecco che a questo punto, terminato il corridoio di entrata, un atrio circondato da immagini panoramiche dell’Egitto prepara il visitatore all’ingresso nel cuore della Collezione Egizia: il percorso cronologico dalle origini dell’antico Egitto all’Età romana (Fig. 4).

Fig. 4

Bellissimi sarcofagi in legno stuccato e dipinto scandiscono il tragitto lungo le vetrine, ricche di oggetti di pregio, ben disposti; fra i materiali datati all'Antico Regno, spiccano due splendidi esemplari di poggiatesta a due colonne, in avorio e in legno (Fig. 5).

Fig. 5
Poggiatesta a due colonne
sx: III-IV Dinastia (2705-2520 a.C.) avorio di ippopotamo
dx: III-VI Dinastia (2705-2195 a.C.) legno, lino 

A seguire, numerose stele (alcune policrome) accompagnano il percorso attraverso il Medio e Nuovo Regno, durante il quale è possibile ammirare anche una cista di vasi canopi - Fig. 6 -(XII-XIII Dinastia) unica nel suo genere, in quanto i vasi sono stati scavati nello stesso blocco di calcare della cista che li contiene (unica parte mobile sono i coperchi a testa umana).
Fig. 6
Cista anepigrafe con vasi canopi scolpiti all'interno
XII-XIII Dinastia (1938-1640 a.C.)
Calcare

Per quanto riguarda la sezione dal Nuovo Regno in avanti, colpisce la parete di ushabti (Fig. 7) ovvero le statuette che dovevano sostituire il defunto nei compiti che egli avrebbe dovuto svolgere nell'aldilà: la disposizione su più livelli in vetro, il raggruppamento per appartenenza al defunto e per tipologia/materiale, ne permettono una fruizione e comprensione davvero ottimali.

Fig. 7
Una delle vetrine di ushabti

Non mancano anche diversi esemplari di coni funerari, provenienti da Tebe, con iscrizioni ben visibili e leggibili (Fig. 8).

Fig. 8
Gruppo di coni funerari
XVIII Dinastia (1539-1292 a.C.)
Terracotta

Statuette di divinità (Iside, Osiride - Fig. 9 - Horus Arpocrate, Ptah, Amon, Khonsu, Nefertum, ecc., in gran parte bronzee) si trovano subito dopo e seguono lo stesso criterio di disposizione.

Fig. 9
Osiride
XXVI Dinastia - Età Tolemaica (664-31 a.C.)
Bronzo, avorio (intarsio occhi), oro

Al termine della sala principale è possibile poi visitare una sezione dedicata a tematiche specifiche della civiltà egizia quali la magia, la scrittura e il culto funerario; è qui che troviamo infatti, per cominciare, un'intera vetrina dedicata agli amuleti (di numerose tipologie, aventi ognuna una propria funzione) - Fig. 10 - e poi, a seguire, tavolette per scriba, papiri, nonché bellissimi esemplari di oggetti facenti parte del corredo della mummia (Fig. 11).

Fig. 10
Amuleti


Fig. 11

E' presente anche una vetrina (Fig. 12) che ricostruisce un corredo tipico dell'Età Tarda, con oggetti di varia provenienza (un sarcofago a cassa, il sarcofago antropoide interno e la mummia di Usai, vissuto a Tebe durante la XXVI Dinastia, con il proprio pettorale usekh - la reticella in faience turchese che doveva proteggere il corpo del defunto schermandolo da qualsiasi deterioramento - un poggiatesta, un paio di sandali, degli ushabti e i vasi canopi). 

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Fig. 12

Sempre in questa sala, sono raccolti alcuni oggetti appartenenti all'Età Copta (Fig. 13), fra cui stele in calcare provenienti da un monastero della necropoli di Saqqara e delle ampolle di San Mena, in terracotta, datate al VI-VII sec. d.C., che che contenevano acqua benedetta avente lo scopo di proteggere i pellegrini che si recavano al santuario del martire Mena, a sud di Alessandria.

Fig. 13
Ampolla
 di San Mena
VI-VII sec. d.C.
Terracotta

Per finire, una parte della sala è stata destinata ad accogliere pezzi provenienti dall'antica Mesopotamia, appartenenti alla "Collezione Ancarani".
Tra il 2012 e il 2014 Monsignor Nevio Ancarani, del Capitolo Metropolitano di San Pietro, donò infatti al Museo Civico Archeologico di Bologna una collezione di 196 reperti, tra i quali figurine  femminili della cultura di Halaf (metà IV millennio a.C., alta Mesopotamia), in terracotta dipinta, figurine antropomorfe del Bronzo Antico III-IV (seconda metà del III millennio a.C., dalla Valle del Medio Eufrate e Gezira occidentale), del Bronzo Medio (XVII sec. a.C., dalla Siria settentrionale o valle del Medio Eufrate) e dell'Età del Ferro II-IV (VIII-VI sec. a.C., dalla zona del Levante centro-settentrionale), nonché sigilli cilindrici e a stampo, coni, chiodi e tavolette iscritte in cuneiforme (testi amministrativi, legali, commerciali - Fig. 14).

Fig. 14
Tavolette cuneiformi

In conclusione, la Collezione Egiziana del Museo Archeologico di Bologna costituisce una raccolta di straordinario valore, non solo per i capolavori che essa ospita in maniera permanente, ma anche in quanto propone un itinerario che, unendo il metodo scientifico all'impatto visivo, accompagna e coinvolge il visitatore in un percorso di grande interesse.

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